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Roma, 10 maggio 2006.
Gli anni trascorsi hanno lasciato inalterato il fenomeno gravissimo
dell’insicurezza stradale nel nostro Paese. Gli effetti positivi
dell’introduzione della patente a punti vanificati dopo due anni.
Siamo lontanissimi dall’obiettivo del dimezzamento di incidenti
e morti entro il 2010 come ci chiede l’Unione Europea. La sicurezza
stradale passa per le città: 70% degli incidenti e quasi il 50%
dei morti (4.000 persone circa uccise ogni anno ed oltre 20.000
morti da monossidio di carbonio per lo più da traffico di veicoli).
E da li che bisogna partire se vogliamo centrare l’obiettivo.
E per farlo occorre coraggio e innovazione: le vecchie ricette
non hanno funzionato e non funzioneranno.
Non esiste nessun fabbisogno finanziario individuato per la sicurezza
stradale.
Nessuna posta certa per mettere in sicurezza le strade italiane.
Si pensa ai grandi lavori ma non a rendere più sicure le strade
esistenti come ha più volte richiamato anche il Presidente della
Repubblica.
L'insicurezza stradale è un grave fenomeno sociale da affrontare
e che può diventare anche un'opportunità di sviluppo e di lavoro.
Sulle strade italiane negli ultimi 3 anni c’è stata una contrazione
di oltre 20% nella spesa per la manutenzione ordinaria anche a
causa dei tagli ai trasferimenti degli Enti Locali (nostra indagine
presso gli uffici delle 14 città metropolitane).
Forti difficoltà per le imprese e l’occupazione del settore “in
affanno” per la mancanza di finanziamenti dei lavori (1000 imprese
e circa 10.000 lavoratori: segnaletica e barriere; 3500 imprese
e circa 40.000 lavoratori per la manutenzione degli asfalti).
Occorrerebbero 3.000 milioni di euro all’anno per la manutenzione.
La morte per incidente stradale – sostiene l’OMS – se non opportunamente
contrastata, in una scala di mortalità da 1 a 10, passerà dall’attuale
9° posto al 3° come causa di morte, solo dopo tumori e cardiopatie.
Il nostro Paese , tra l’altro, paga anche un pesante tributo finanziario
all’anno: 35 miliardi di euro di costi sociali. L’Italia ad oggi
ha azzerato il positivo trend di diminuzione dei morti dopo l’introduzione
della patente a punti che aveva portato ad una riduzione della
mortalità di circa il 25% nei primi sei mesi dalla sua applicazione.
Manca ad oggi un qualsiasi organo di Governance della sicurezza
stradale. Le politiche di sicurezza stradale non hanno un minimo
di coordinamento neanche a livello delle Regioni.
E senza una strategia di governo questo grave fenomeno sociale
aggraverà inesorabilmente i già pesanti numeri di oggi: 8/9.000
morti, 25.000 disabili gravi, oltre 300.000 feriti. 150 bambini
sotto i 10 anni uccisi ogni anno, oltre 1.000 tra pedoni e ciclisti,
2.700 i morti sulla strada del percorso casa-lavoro (incidenti
in itinera). Gli Incidenti stradali sono la prima causa di morte
nella fascia di età 14- 29 anni (circa 3.000 morti). Uccide più
giovani la strada che le droghe e l’aids messi insieme e non è
una questione di stragi del sabato sera se non vogliamo chiudere
gli occhi. Dobbiamo, invece, aprirli gli occhi e guardare i Paesi
europei più virtuosi: innanzitutto Gran Bretagna e Francia.
Quest’ultima in primo luogo da quando ha cambiato strada è il
caso di dire (meno 35,8% dei morti dal 2002 al 2005). Per questo
ora al nuovo Governo che si formerà nei prossimi giorni chiediamo
di onorare gli impegni concreti assunti in campagna elettorale
da molti leaders di maggioranza e opposizione, in particolare
da Romano Prodi. Abbiamo avanzato 14 proposte concrete (che potete
leggere sui nostri siti: www. flg.it e www.fondazionefisico.it)
puntando su tre priorità irrinunciabili: 1. costituire per legge
l’Agenzia Nazionale per la sicurezza stradale 2. definire un piano
di finanziamenti certi per le politiche di sicurezza stradale
3. nominare un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri con delega alla sicurezza stradale Dare risposte positive
è’ un dovere morale, un interesse economico, un segnale di civiltà.
Non possiamo permetterci di perdere altro tempo!